Quando abbiamo perso il gusto per le cose belle?
In un mondo sempre più massificato, l'attenzione a ciò che è davvero fatto con amore si sta perdendo sempre di più
Sabato scorso sono andata a fare un giretto al mercato di Prato della Valle (nota: sono di Padova e amo la mia città). Mi piace passeggiare per il mercato: mi piacciono i banchi dei fiori, quelli della frutta e quelli delle ceste di vimini, sempre nello stesso posto da quando sono in grado di ricordare. Se me lo chiedessero, direi che il mercato in Prato è abbastanza grande. E se dovessi fare una proporzione tra i banchi che espongono, direi che i vestiti o comunque i generi tessili (dalle tende agli asciugamani) ne occupano una bella porzione.
Mi sono soffermata a guardare la merce esposta, cosa che non facevo da un po’ di tempo. L’impressione era che i banchi mostrassero tutti un po’ le stesse cose: come modelli, come fantasie, come colori… e poi c’era un banchetto che si distingueva, perché aveva una bella esposizione ordinata e monocromatica, che chiaramente attirava lo sguardo.
Ora: io probabilmente ho un occhio un po’ più chirurgico della media generale, ma posso assicurarvi che si vedeva a metri di distanza che la merce esposta non era di qualità. Si vedevano le pieghe di maniche che erano state schiacciate a lungo in pile di merce stoccata, colli che erano stati stirati sotto ad una pressa, tessuti che, anche a distanza, mi sembrava di sentire scrocchiare da quanto erano sintetici.
E vedevo gente toccare, dire “Che bello”, acquistare e portare a casa. E non solo da quel banco lì. Anche da quelli che riportavano la scritta “Rimanenze di negozio, tutto a €5-10”, come se in mezzo a quel mucchio di tessuto ci fosse stato nascosto un tesoro. Credetemi: non erano cose belle.
Cosa intendo per belle? A prescindere dai gusti personali, su cui non disquisisco, intendo realizzate con un bel tessuto, di buona qualità, con finiture che permettano a quel capo di resistere nel tempo. Davvero mi rendo conto che questa è merce rara… ma ancora più rara sta diventando la consapevolezza di questo senso del bello.
Sempre al mercato, c’era un banco di maglioni in cachemire a €30, sempre rimanenze di negozi. Sono andata a curiosare e ho trovato dei pezzi in materiale davvero ottimo, e anche con una bella linea, per capirsi, personalmente erano capi che avrei valutato di acquistare. Ecco, a quella bancarella non c’era nessuno. Perché?
Perché, secondo me, si è perso il gusto per le cose di qualità, non si è più in grado di capire se una stoffa è bella o è “robetta”, come si dice qui. La massificazione dei consumi, il fast fashion e l’ultra fast fashion ci hanno educati, nell’arco di una ventennio circa, alla ricerca di prezzi bassi come parametro per valutare la qualità: costa poco? È un affare! Lasciamo perdere per un momento il risvolto etico e ambientale della faccenda (sapete che sono molto attenta alla moda sostenibile, ma non voglio tediare i non interessati: se volete aprire un po’ gli occhi, vi lascio in fondo al post qualche lettura/serie utile): perché dobbiamo vestirci con roba da poco? E badate, qui non è una questione di prezzo, è una questione di saper distinguere capi che vale la pena acquistare da roba che davvero non vale nulla.
Una volta, una delle mie ragazze mi ha detto: “Voglio pensarmi come qualcosa di prezioso, un’opera d’arte unica: perché mi devo mettere addosso delle croste?” Quanta verità! Non è voler fare i fenomeni, ma solo di riconoscere il nostro valore come persone e agire di conseguenza (a questo proposito, date un’occhiata alla mia ultima newsletter).
Compriamo una montagna di roba da poco a prezzi bassi, riempiamo gli armadi, ci sommergiamo di capi che non ci servono in cui finiamo per perdere la nostra identità individuale, il nostro gusto personale, perché, nostro malgrado, lo uniformiamo a quello di una massa indistinta che pesca tutta dallo stesso mucchio.
Impariamo a scegliere. Impariamo a leggere le etichette, a guardare se un capo vale la spesa o no. Siamo un po’ più pignoli… Una volta un cappotto durava una vita (e infatti sopravvivono nel circuito vintage o nei bauli delle nonne), oggi dura una stagione e poi fa i pallini. Perché? Perché, a monte, non è stato progettato per durare.
Ricominciamo a selezionare. Diciamoci la verità: abbiamo tutti una montagna di roba a casa, di certo non usciamo nudi. E allora, se proprio dobbiamo acquistare qualcosa, perché non ci fermiamo un attimo a ponderare l’acquisto? Nell’Armadio di Angela, educo le mie ragazze anche a questo senso del bello, che, ripeto, non ha nulla a che fare con il gusto e lo stile personale: ciascuna di loro cerca il proprio bello e condivide la sua ricerca con la community, ragionando prima di comprare.
Potrei andare avanti ore a parlarvi delle conseguenze che hanno queste nostre scelte “da poco” sull’ambiente e sulla gente che lo abita, ma mi fermo qui.
Se avete in programma acquisti, questa settimana, provate a chiedervi se davvero ne vale la pena e magari, se ce la fate, fermatevi prima. Vedrete, non lo rimpiangerete.
Alla prossima settimana
Angela
PS: se volete approfondire il discorso sostenibilità, vi consiglio qualcosa da leggere/guardare:
Junk - Armadi pieni: la sopra citata docuserie, da vedere, magari anche con figli adolescenti se, ne avete. Matteo Ward ha realizzato un percorso a ritroso dei nostri vestiti, da dove finiscono fino a dove vengono prodotti, arrivando fino in Italia
Fuorimoda! di Matteo Ward: se non avete voglia di vedere la serie Junk, leggete il libro di Matteo, fresco di uscita (l’ho appena finito). È un compendio lucido e molto preciso scritto da un ragazzo disincantato, ma con la speranza che le cose possano cambiare
Vestire buono, pulito e giusto, di Dario Casalini: ottimo libro scritto da un insider del settore moda, per chi vuole cominciare a capirci qualcosa relativamente alla realtà italiana
Il mio Green Glamour, se, oltre a voler capire qualcosa di moda sostenibile, volete anche rendervi conto di quanto è facile vestirsi con gusto rispettando il pianeta
Cara Angela, io ho 67 anni.Perche scrivo la mia età? Non perché sia un problema, tutt altro, ma perché sui nostri mercati trovavi dei " guardaroba " di lino, cotone e lana e non esisteva il sintetico. Ora faccio fatica a trovare un copri materasso in cotone e dovrei dormire sulla plastica????? Il mio corpo deve riposare bene e respirare bene! Il sintetico lo troviamo anche nelle " migliori" marche e firme ....Grazie per aver scritto questo articolo! Laura
Cara Angela, credo che si debba continuare a scrivere articoli così belli ed importanti per aumentare la consapevolezza e ricordarci quali siano i rovesci della medaglia di scelte affrettate e modaiole. Io lo sai, ho un approccio minimalista e prima o poi studieremo assieme la mia divisa’, non credo tutti debbano seguire questa indicazione ma farsi un elettroshock e capire che no, una maglietta da 2 euro non è un investimento ma un insulto su diversi punti di vista: estetico ( come dici tu) , etico e per il nostro benessere. Perché ancora una volta crediamo che la maglietta o la borsetta possano renderci felici ed invece ci rendono grigi.
Essendo la società dell’ apparire piuttosto che dell’essere , sono solo espediente che hanno vita corta: in tutti i sensi.
Ti abbraccio