Quale capo costa di più?
Un indovinello a cui non è così facile rispondere e la cui risposta influisce sulla percezione che abbiamo di noi stessi
Qualche giorno fa, navigando su Instagram, mi sono imbattuta in un profilo che confrontava due outfit, chiedendo poi di indovinare quale dei due fosse “di marca” e quale fosse fast fashion o senza marchio. I capi erano messi in versione still life, quindi scontornati su sfondo uniforme come nell’immagine qui sotto:
In questa pagina Instagram ci sono tanti altri “indovinelli” di questo tipo, anche con i capi indossati, tipo quello qui sotto:
Personalmente, mi piacciono per due motivi:
prendono modelle qualunque, ragazze di qualunque taglia, colore, altezza, in modo che i capi vestono esattamente per come sono
chi deve risolvere l’indovinello è gente fermata per la strada, quindi si “sensibilizza” in un certo senso a guardare i capi soffermandosi sui particolari, cosa non così comune, in un mondo dove si compra sempre più a caso, o semplicemente attratti dal prezzo o dal brand.
Ci ho riflettuto un po’ su e ho fatto qualche riflessione su questi “indovinelli”. Al netto del fatto che credo che siano molto istruttivi (anche se non tutti hanno la risposta, e non sperate di trovarla nei commenti: c’è scritto tutto e il contrario di tutto), è davvero difficile vedere in foto la differenza tra un capo fatto bene, di qualità e uno fatto in modo “fast”. È vero, alcuni dettagli saltano all’occhio più di altri, se l’occhio è un pochino esperto, ad esempio, nella prima delle due foto, l’allineamento delle righe del taschino del pigiama, ma non è sempre così facile. Ad esempio, guardando le gonne in raso, ammetto che anche io ho fatto fatica, solo guardandole a capire quale fosse la più costosa. E perché? Perché, per capire un capo, ho bisogno di toccarlo, oltre che di guardarlo.
Questo cosa ci dice? Beh, ci dice un bel po’ di cose.
1. La moda non è solo per gli occhi: è anche per gli altri nostri sensi
Quando indossiamo un abito, non c’è solo la vista che viene messa in gioco: c’è il senso del tatto, perché quel capo lo portiamo sulla nostra pelle, quindi questo nostro organo, il più esteso del nostro corpo, gioca un ruolo cruciale. Vi faccio un esempio: se chiedete ad un sommelier di assaggiare del vino ad occhi chiusi, difficilmente scambierebbe del vino in cartone con del vino d’annata, anche se non lo vede, perché si affida ad un senso che ha allenato più degli altri, quello del gusto.
Analogamente, se mi trovo in un negozio, è molto difficile che io scambi un raso di poliestere con un raso di seta (anche perché ormai il raso di seta al 100% è quasi introvabile). A parte il fatto che lo riconosco ad occhio, perché ha una lucentezza diversa, appena lo tocco mi rendo conto che uno è “croccante”, l’altro invece liscio, morbido e, appunto setoso. Potrei confondermi con il raso di viscosa, ma, anche lì, basta guardare e toccare da vicino… e ovviamente leggere l’etichetta!
Se mi mettono in mano una borsa di “pelle”, gli occhi possono anche tradirmi, ma il naso no: l’odore della pelle è inconfondibile. Così come un maglioncino in acrilico: è soffice, ma una mano allenata (e nemmeno troppo allenata), non lo scambierebbe mai per lana o cashmire.
2. È facile credere solo ai nostri occhi… se le foto sono fatte per vendere
Ma qual è il senso che più di tutti viene stimolato ogni giorno? La vista, tramite i nostri schermi. Tramite lo schermo non c’è modo di toccare, annusare, ascoltare lo scrocchiare o il frusciare di un tessuto. Lo possiamo solo vedere e spesso nemmeno da vicino. E quindi? Quindi le foto son fatte sempre meglio, soprattutto dai brand che possono permettersi servizi fotografici di qualità e fotoritocchi di altrettanta qualità. Davvero, nelle foto dei capi di quella pagina Instagram che vi ho citato sopra, io stessa faccio fatica a riconoscere i pezzi di design da quelli cheap, a meno che non ci siano cose che proprio mi saltano all’occhio (pezzi iconici che so essere di un certo brand, dettagli di manifattura facilmente visibili o simili). Ma se mi trovassi per la strada, potendo anche toccare e magari rivoltare un orlo, sarebbe tutto un alto discorso.
3. Siamo disabituati a riconoscere la qualità
Questo mi porta ad un’altra considerazione: acquistiamo in modo così veloce e senza mai fermarci un momento a guardare bene quello che stiamo comprando che ci siamo disabituati a riconoscere la qualità. Mi viene in mente una cosa che mi ha detto mia cugina Elena (mia testimone di nozze e titolare di un piccolo brand di abbigliamento artigianale, che ha esperienza di una vita in fato di creazione di capi d’abbigliamento): soprattutto quando si parla di fantasie, i disegni devono appaiarsi. I quadri di un tartan devono essere appaiati sulle cuciture, così delle righe o di pois, non possono essere asimmetrici. Ma chi le sa più queste cose? Si vede di tutto on line, e spesso anche cose fatte male e che costano una cifra, vendute come sartoriali… a chi, di abiti non ne capisce. Ovvio che non si può farne una colpa a nessuno: una volta tutti e dico tutti cucivano, rammendavano e rimagliavano in casa. Oggi, se perdiamo un bottone, buttiamo la camicia (è un estremo, ma nemmeno poi tanto), quindi ci sta che non vediamo queste differenze.
4. Da vicino, la differenza si vede… ma soprattutto si sente
Sembra una banalità o un’assurdità, ma non è così: quando ci mettiamo addosso qualcosa che ha un valore, che sia reale o percepito, anche noi ci sentiamo più di valore. In altre parole, quello che indossiamo influisce moltissimo su quello che sentiamo di essere. Avete mai fatto caso che quando siete vestiti in modo formale, ad esempio per un matrimonio o per un colloquio di lavoro, tendete ad avere un comportamento diverso rispetto a quando siete in jeans e maglietta? E questo indipendentemente dal contesto in cui vi trovate. È stato proprio dimostrato che quello che indossiamo influisce perfino sul nostro comportamento, secondo la teoria della cognizione indossata, di cui vi parlavo più nel dettaglio in questa newsletter ⬇️
Magari ci mettiamo addosso cose che sembrano belle, ma in realtà noi sappiamo che non è così e, se qualcuno si avvicina a noi e ha un minimo di cognizione di causa, la differenza la nota. È una cosa che dico spesso anche alle mie clienti: molto spesso avere un look di classe e che ha stile passa anche dai materiali che ci mettiamo addosso. Il cashmire non è lo stesso dell’acrilico, il raso di seta non è lo stesso del raso di poliestere e via discorrendo. Badate bene: non è questione di prezzo o di marchio, è questione di come un capo vi fa sentire. Una fibra bella, e questo succede più spesso con quelle naturali, vi fa sentire meglio. Provate a guardare com’erano fatti i capi di una volta, quelli dei vostri genitori o nonni e confrontateli con quelli di adesso: vedrete che ci sono tante cose che differiscono, dalla pesantezza dei tessuti, agli orli, ai ricami, alle asole, ai bottoni e a come venivano cuciti. Trovare capi analoghi al giorno d’oggi, fatti con la stessa cura e gi stessi materiali, ha prezzi decisamente poco arrivabili, e non è affatto una questione di brand. I brand come li conosciamo oggi sono una cosa relativamente recente. Una volta i capi erano quasi tutti unbranded: fatti in modo artigianale, da laboratori piccoli, e duravano una vita.
Qual è la soluzione? Come sempre, fermarsi un attimo. Non farsi abbagliare dalle foto, dai brand, dalle descrizioni favolistiche e no, neanche dagli influencer: non dimenticatevi che vengono pagati per vendere, quindi scegliete bene di chi fidarvi. Leggere sempre le etichette o le descrizioni dettagliate sui siti e, se non ci sono, chiederle, soprattutto in termini di composizione dei materiali. Nei negozi, rivoltate i capi: l’esterno dovrebbe essere bello come l’interno… ma sfido qualunque brand fast a perdere tempo con una rifinitura interna, invisibile esternamente. E soprattutto, fermatevi e chiedetevi come quel capo che state per acquistare vi fa sentire. Se la risposta è bene, senza nessun se o ma, allora è qualcosa che indosserete volentieri. Viceversa, troverete sempre una scusa per non portarlo.
Ecco, spero di avervi fatto riflettere un po’ su una cosa che abbiamo sempre, tutti, addosso, e che, il più delle volte, diamo per scontata: i nostri vestiti e l’effetto che ci fanno. Ci avevate mai pensato?