Avete presente il vecchio detto “l’abito non fa il monaco”? Che è un po’ come dire “non si giudica un libro dalla copertina” o altri proverbi simili. Bene, la realtà, per fortuna o purtroppo è un po’ diversa da così e anche un po’ più complicata… ma non c’è nulla da temere: sono dell’idea che se si conoscono le cose, se si capiscono determinati meccanismi, è molto più facile comportarsi di conseguenza e agire in modo consapevole. Questo vale per qualsiasi ambito della nostra vita ed è applicabile in qualsiasi momento: quando andiamo a fare shopping, quando facciamo la spesa, quando teniamo in mano il cellulare davanti ai nostri figli, quando decidiamo di uscire a fare una corsa invece di rispondere all’ennesima mail.
Ma torniamo al nostro monaco. Recentemente ho avuto modo di venire a conoscenza di un interessantissimo esperimento di Adam e Galinsky che riguarda degli studenti e un camice bianco. Continuate a leggere, perché è davvero incredibile.
Se hai partecipato al mio webinar di mercoledì scorso, mi hai già sentito spiegare l’importanza di questo esperimento (se te lo sei perso, puoi rivederlo qui).
Questo esperimento si svolgeva in tre fasi.
Fase 1: 58 studenti vennero divisi in due gruppi e venne chiesto loro di completare un test per misurare l’attenzione selettiva.
Metà di loro indossava il camice bianco
l’altra metà i propri vestiti
Indovinate un po’? Gli studenti con addosso il camice bianco fecero la metà degli errori rispetto a quelli che indossavano solo i loro vestiti.
Fase 2: i partecipanti furono suddivisi in tre gruppi:
il primo indossava il camice, che veniva descritto come camice “da dottore”
il secondo indossava il camice, descritto come camice “da pittore”
il terzo vedeva il camice presente nella stanza, ma non lo indossava
Nel test che venne dato in questa fase, gli studenti con addosso il camice performarono nettamente meglio rispetto agli altri due gruppi e al terzo posto si posizionava il gruppo con il camice percepito come camice da pittore.
Fase 3: i partecipanti furono ancora una volta divisi in tre gruppi:
il primo indossava il camice “da dottore”
il secondo indossava il camice “da pittore”
al terzo gruppo non venne fatto indossare il camice, ma venne chiesto di scrivere se ritenevano che il camice fosse di un medico o di un pittore
Ancora una volta, gli studenti con il camice “da dottore” performarono meglio, mentre quelli che indossavano il camice “da pittore” andarono peggio di tutti gli altri.
Perché succede questo? I due scienziati ebbero la prova provata (come si suol dire) che la moda influenza intimamente il comportamento dell’essere umano, permettendoci assirittura di cambiare il suo modo di esprimersi. Da qui, per chi fosse interessato, formularono la loro teoria della cognizione indossata, o enclothed cognition, che spiega proprio quanto il significato simbolico che diamo ai vestiti pesi sulle nostre scelte e sul nostro comportamento. In sostanza, non pensiamo solo con il nostro cervello, ma anche con il nostro corpo… e con quello che lo riveste: gli abiti.
Voi direte: embé? Questo cos’ha a che fare con me e con la mia vita? Vi faccio riflettere su un’altra cosa, che sicuramente vi sarà capitata, visto che si parla tra donne. Come vi sentite quando indossate della biancheria un po’ sexy? Lo sapete solo voi che ce l’avete addosso, perché non si vede. Eppure il vostro comportamento cambia. Cambia perché vi sentite più sexy.
Lo stesso succede quando vi mettevate il vostro maglione fortunato per andare a fare un esame all’università: quel maglione vi dava una carica mentale di cui non eravate consapevoli… ma che funzionava.
E come si applica tutto questo alla nostra quotidianità? Come vi dicevo all’inizio, conoscere le cose ci permette di scegliere diversamente. La consapevolezza è sempre la chiave. Ora sapete che come vi vestite cambia il modo in cui vi sentite: vestitevi per sentirvi meglio! Lasciate perdere tutto quello che vi trasmette un senso di insoddisfazione o che non vi fa sentire a vostro agio o che ha un colore che non è quello che fa per voi in quel giorno specifico (anche sul colore ci sarebbe molto da dire… magari ne parlo lunedì prossimo, che dite?). Vestitevi per stare bene con voi stesse… e gli altri se ne accorgeranno,
Parlavamo di abiti e monaci: quello che indossiamo viene visto dagli altri e, volenti o nolenti, è un mezzo attraverso cui comunichiamo qualcosa a cui ci sta intorno, da qui il detto. Come scegliamo (o dovremmo scegliere) con cura quello che pensiamo e le parole con cui lo comunichiamo a chi abbiamo di fronte, allo stesso modo sarebbe opportuno scegliere con cura quello che comunichiamo di noi stessi attraverso la prima cosa che gli altri vedono di noi: i nostri vestiti.
Attenzione: qui non è una questione di vestirsi alla moda, di spendere tanto per quello che indossiamo o simili, tutt’altro. Qui si parla del rapporto che abbiamo con i nostro capi, di quello che dicono di noi al mondo. Anche chi non si interessa affatto di moda si deve vestire in qualche modo… e attraverso i suoi vestiti comunicherà questo disinteresse, facendolo proprio con quello che si è messo addosso e di cui non gli importa nulla.
Abbiamo capito quindi che l’abito un po’ lo fa, il monaco, e prima scrivevo “per fortuna o purtroppo”. Purtroppo perché la prima impressione che diamo di noi potrebbe non essere quella che vorremmo dare. Per fortuna perché, adesso che sappiamo quanta influenza hanno i nostri abiti sul nostro comportamento, abbiamo la consapevolezza di scegliere come farci influenzare e quindi come evolvere nel nostro percorso di vita.
E, fidatevi, con gli abiti giusti, possiamo davvero semplificarcela immensamente: ci vediamo meglio e ci sentiamo meglio. È qui che scatta il cambiamento. È questo quello che hanno sperimentato in prima persona le ragazze iscritte all’Armadio di Angela, in mio servizio in abbonamento che, in questo primo anno di vita, mi ha permesso di aiutare tante donne a cambiare la percezione che avevano di sé stesse attraverso gli abiti giusti. Capiscono cosa vogliono comunicare e io le aiuto a trovare nel loro armadio i mezzi per farlo. E, vi assicuro, il cambiamento è evidente.
Fino al 27 ottobre le iscrizioni al mio Armadio sono aperte. Qui trovi il link se vuoi saperne di più. Ti lascio con un brevissimo video, 46 secondi in cui puoi respirare l’aria dell’Armadio: la complicità, l’energia, la voglia e la spinta al cambiamento. È tutta nei visi delle mie ragazze:
È proprio vero, l’Armadio di Angela non si spiega: si vive!
Alla prossima settimana
Angela
Ciao Angela, per sviluppare ulteriormente questo tema (e molti altri correlati) ci sono i libri scritti da Paolo Borzacchiello negli ultimi 5/6 anni (non cito i precedenti perché ha cambiato un po’ rotta negli anni): sono per me dei veri fari nella notte!
Si è proprio vero, l'abito fa il Monaco anche quando ad essere valutate dovrebbero essere le nostre competenze e non il nostro aspetto. Attendo l'articolo sui colori.