L'IA sostituirà la mente umana?
Nessun settore è immune, per certi aspetti nemmeno quello della moda
La scorsa settimana sono incappata in questo post di Marie Claire (per inciso: vi suggerisco di leggere l’ultimo numero, quello di febbraio: ci sono una serie di articoli davvero interessanti, che gettano uno sguardo su temi di attualità che meritano di essere approfonditi). Come vedete, il post riguarda il fatto che, tra qualche anno, l’Intelligenza Artificiale sarà il consulente di stile di molte di noi.
Nelle stories, un po’ in modo ironico, un po’ provocatorio, ho lanciato la domanda: “Devo cambiare lavoro?”. Mi ha fatto piacere vedere che in tante, di getto, hanno risposto “Nooooo!”… ma sarà davvero così?
Quando si dice: abbracciamo il cambiamento
Ricordo che lavoravo ancora in Safilo quando si cominciavano a vedere i primi siti (all’epoca ancora le app non esistevano - ma… ho davvero così tanti anni?!) in cui, con la webcam, si potevano provare a video gli occhiali da sole per vedere come ci stavano addosso. Oggi la tecnologia ha fatto meraviglie e siamo passati ad app iper realistiche che permettono di vedersi addosso gli occhiali come se davvero li indossassimo, con tanto di sfumature delle lenti, ma non solo: ci sono app in cui si può provare perfino il make up, per vedere come ci sta, prima di acquistarlo on line.
Quindi, perché dovrei sconvolgermi tanto se, al posto di un paio di occhiali, un’Intelligenza Artificiale mi suggerisce che borsa comprare? In fondo, non devo nemmeno mettermela addosso…
Pensateci: i tempi per una spersonalizzazione dell’esperienza di acquisto sono già maturi e lo sono da parecchio. Ormai, la grande maggioranza dello shopping si fa on line (con tutto quello che ne consegue anche in termini di prove ed errori, e quindi di resi e spreco), facendosi aiutare, in definitiva, da una macchina. Se questo è stato un grandissimo vantaggio in termini di risparmio di tempo per quanto riguarda l’atto dell’acquisto, non si può dire lo stesso in fatto di soddisfacimento delle nostre aspettative. Prova ne siano i nostri armadi stracolmi, come abbiamo avuto modo di vedere più e più volte.
Il cambiamento è iniziato tanto tempo fa, prima in modo sottile, poi in modo sempre più spiccato, ma ci siamo un po’ cresciuti dentro, quasi senza accorgercene. E non è un male assoluto. I cambiamenti non sono tutti negativi, anzi. I suggerimenti di un algoritmo sono, appunto, suggerimenti. Poi, ci siamo noi.
Il nostro ruolo nel cambiamento
Non dimentichiamoci mai che, alla fine, chi sceglie siamo noi: solo e sempre noi, non c’è qualcuno che lo fa al posto nostro, non nascondiamoci dietro ad un dito. L’IA può anche suggerirci colori, modelli, tagli, ma poi siamo noi che perfezioniamo l’acquisto. E qui viene la differenza: è la nostra testa che deve conoscere, deve pensare, deve avere consapevolezza. Ecco perché, e lo dico davvero con tutta l’umiltà di cui sono capace, nessuna macchina potrà sostituire il tocco umano, anche nell’esperienza dell’abbigliamento.
Lo human touch
Per quanti casi campione possiamo dare in pasto all’algoritmo per creare un’esperienza pregressa, l’occhio umano, inteso come quel qualcosa che percepisce le differenze sottili, soprattutto nell’interazione con chi ha di fronte, per la mia modesta opinione di millennial nell’anno del Signore 2025, non sarà mai replicabile da una macchina. Una macchina può suggerire, ma non può capire esattamente cosa stai cercando, se quel qualcosa non è chiaro nemmeno a chi fa la domanda all’IA. L’IA può fare una prima scrematura, che può anche essere molto utile, ma il rapporto umano nell’esperienza di una consulenza non sarà mai replicabile.
Una ragazza mi ha risposto nel box domande: “Puoi aiutarla a fare meglio”, riferendosi all’IA e al mio lavoro di consulente. Credo che questa sia un po’ la sintesi anche del mio pensiero. Sono convinta che non possiamo demonizzare le nuove tecnologia, compresa l’Intelligenza Artificiale: dobbiamo imparare ad usarla e questo vale per tutto. I vari Gemini e Chat GPT non possono sostituirsi a noi. Io per prima li ho utilizzati, anche (anzi, soprattutto) per capire di cosa si stava parlando. Beh, non posso certo negare che siano utilissimi: snelliscono di molto il lavoro… ma non lo fanno al posto tuo. La differenza la fai tutta tu, essere umano. La macchina, per quanta esperienza possa avere, sarà sempre standardizzata. La personalizzazione è umana. E questa personalizzazione è alla base di qualsiasi servizio di consulenza, insieme ad un’esperienza umana, diversa per ogni professionista, legata non solo al gusto e allo stile, ma anche all’empatia, al legame che si instaura tra professionista e cliente. Un’esperienza che è qualcosa di unico, di irripetibile. Tutto tranne che standardizzato.
Ecco, io credo che la differenza sia tutta qui.
Brava, brava, brava!!! Hai scritto e descritto benissimo il valore dell' "umano". GRAZIE
Bellissimo articolo! Mi piace pensare così: la nostra creazione sarà sempre una nostra creazione. Dietro l'intelligenza artificiale c'è la mente geniale di qualcuno, qualcuno ha dovuto scrivere il programma, quindi lo ammiro e lo considero una forma d'arte. La paura nasce quando abbiamo paura di muoverci con la corrente, pensando che ci affogherà, invece ci spinge a crescere, a evolverci, perché non siamo fatti per stare fermi.
Comunque è stato davvero un piacere leggere questo!