La società ti ripete "Sei bella così come sei"...
... mentre ti sussurra che non sei abbastanza - Una mia riflessione su un paio di post che mi è capitato di leggere
In queste settimane mi sono imbattuta in un paio di post su Instagram che mi hanno fatto riflettere. Sono post che, apparentemente, appartengono a due argomenti molto diversi tra loro. Ve li lascio qui, così potete farvi un’idea.
Il primo, che, da amante dei look d’epoca ho davvero amato, è questo:
Davvero la gente si vestiva meglio in passato? Cassidy, storica della moda, spiega perché abbiamo quest’impressione quando guardiamo i film d’epoca o i foto in cui si vedono i look di svariati decenni fa. Per farvela breve, Cassidy spiega come l’abbigliamento, fino agli anni ‘60, sia stato codificato da regole molto rigide, che tutti tendevano a rispettare. Per secoli infatti l’abbigliamento è stato intimamente connesso a regole di moralità e rispettabilità. In sostanza: ti vestivi per come volevi essere percepito dalla società, cioè una persona rispettabile e per bene. Poi sono arrivati gli anni ‘60, la gioventù bruciata, gli anni della contestazione, che hanno fatto piazza pulita di tutto questo, mettendo le basi per la moda come viene concepita oggi: un mezzo per esprimere se stessi, indipendentemente dai codici estetici di una determinata società… ma è davvero così?
La domanda sorge spontanea quando si legge un post come questo:
Leggete per bene in carosello fino alla fine. In questi mesi sto approfondendo la psicologia della moda e, finché scrivo questa newsletter, sto aspettando di partecipare ad un corso ECM dedicato proprio all’autostima. Perché ho deciso di approfondire questo genere di argomenti? Perché credo che la consulenza d’immagine debba evolvere in questo senso. Per il mondo in cui viviamo, per le sovrastrutture in cui siamo calati ogni giorno, consapevolmente o meno, è fondamentale capire le meccaniche mentali che condizionano la vita delle persone.
Dalla seconda immagine di questo carosello si evince che quasi la metà delle donne non si piace esteticamente. Nella terza immagine si legge che per 7 donne su 10 sentirsi belle influisce sull’umore e sul modo di relazionarsi con gli altri. Vi ricordate il mio webinar del mese scorso? Vi ho parlato esattamente di questo. Ogni giorno nell’Armadio di Angela lavoro per scardinare (davvero) dalla mente delle mie ragazze l’idea di non essere abbastanza, di non essere conformi a determinati canoni, e ancora a monte quella di doversi conformare a determinati canoni.
Non è che dagli anni della gioventù bruciata ad oggi i codici estetici siano stati eliminati. Semplicemente sono cambiati. E il metro di giudizio è diventato più sottile, ma altrettanto tagliente. Leggevo alcuni commenti delle pazienti di
che raccontavano di come dietro ad un complimento (“Sei dimagrita”) si nascondesse una critica (“Prima eri grassa” che poi che brutta questa parola… leggetevi qui questa mia newsletter a proposito di come ci rivolgiamo a noi stesse), oppure addirittura uno svilimento netto degli sforzi fatti da una persona per automotivarsi ad andare in palestra per seguire uno stile di vita innanzitutto sano, prima che “bello”. Che poi mi chiedo: ma perché noi donne dobbiamo essere così cattive? Davvero, cosa ne guadagniamo? Non me lo spiegherò mai…Si parla tanto di sradicare i preconcetti legati all’immagine che noi donne abbiamo del nostro corpo (non si parla mai di quello maschile… ma anche gli uomini hanno dei bei preconcetti sull’immagine maschile, per non parlare della loro emotività), ma concretamente cosa si fa?
Il post di IO Donna ha ragione: le donne che hanno un livello di autostima più alto sono meno permeabili a questi “dettami”. Quindi, concretamente, cosa possiamo fare? Aumentare la nostra autostima e, soprattutto, cercare di farla aumentare nelle nostre figlie, correggendo la rotta dove ci è possibile (perché ci è possibile). Cambiamo il metro di paragone, cambiamo la prospettiva. Cominciamo cercando il bello, in noi e fuori da noi. Alleniamoci a guardare e celebrare quello, non ciò che non funziona. Siamo grati per quello che abbiamo, senza per forza desiderare qualcosa che ci dicono che dobbiamo desiderare. Siamo indulgenti verso il corpo che ci ha portato fin qui… che non sarà perfetto (che poi, perfetto secondo chi?), ma che ha fatto egregiamente il suo lavoro.
È vero, è un punto di vista difficile da adottare in una società incentrata sulla perfezione come quella in cui viviamo, ma la scelta sta a noi: per quello che può valere, posso dirvi che questo cambio di prospettiva vi permette di alleggerirvi dal peso di uno standard da rincorrere. E questa acquisita leggerezza è l’anticamera di un pezzetto in più di serenità.
Grande Angela! Tutto vero!
Ma perché proliferano cliniche di chirurgia estetica frequentate anche da ragazzine ( purtroppo appoggiate anche dai genitori) solo perché vogliono avere il seno più grande, il naso più sottili, la bocca più voluttuosa...
Forse bisognerebbe proprio agire sulle famiglie stesse e farle ragionare...non è necessario che i figli ( le figlie soprattutto per quanto riguarda i canoni estetici) debbano essere uguali a quella certa cantante o attrice o presentatrice....
Questo è il mio pensiero..
Bacioni
Luisella
Grazie! Davvero un bel messaggio e tanto vero quanto forte!