Qualche settimana fa smanettavo su Instagram e mi sono accorta, nelle stories, di quante persone usino i filtri. Attenzione: parlo di filtri leggeri, sottili, che funzionano un po’ come il make up… o no?
Quello che mi ha colpito di più è stato proprio il fatto che i filtri usati non sono filtri che alterano sensibilmente la nostra immagine, non in modo vistoso, almeno. Non sono più filtri come quelli che c’erano qualche anno fa, e che sopravvivono ancora oggi, in cui l’alterazione è importante. Questi lavorano in modo più sottile.
Faccio la prova
Io non uso i filtri ormai da anni (c’è stato un momento molto preciso in cui ho detto basta, ve lo racconto tra poco), ma ho voluto, dopo tanto tempo, fare una prova. Eccola qui:
Il filtro c’è e si vede ragazze, anche se parliamo di filtri che si chiamano “Natural Beauty”. Natural un tubo, mi verrebbe da dire. Alla fine mi vedete come sono al naturale: ovvio che sono meno “perfetta”… ma perché il metro su cui misurare la perfezione è finto, è artificiale. Le immagini in cui il mio viso viene filtrato, semplicemente non sono realistiche: quella non sono io.
Quando ho deciso di smettere di usarli
Anni fa, credo perfino prima della pandemia, mi capitava di usare i filtri per registrare le stories per un motivo molto banale: non avevo il tempo di truccarmi e mi seccava farmi vedere struccata, proprio al naturale. Si vedevano rughette, occhiaie (soprattutto quelle), discromie… un po’ di tutto. Si vedeva il mio viso così com’è, insomma.
Un giorno hanno rimosso il filtro che usavo abitualmente (o magari l’ho cancellato io per errore, vai a capire). Attimo di panico: e adesso? Non posso mica farmi vedere così!
È stato un attimo, ma è stato come un vaso che si infrange al suolo, un pensiero forte e chiaro: sto dipendendo da qualcosa che altera il mio viso in modo artificiale e virtuale per sentirmi a mio agio. Da lì, ne sono uscite una serie di riflessioni: possibile che ho permesso ad una maschera virtuale di condizionare così tanto l’immagine che ho di me stessa al punto da farmi sentire “non all’altezza” di uno schermo se non la utilizzo?
E soprattutto: se io non ho il coraggio di farmi vedere per come sono, occhiaie e discromie incluse, come posso pensare che le mie figlie si sentano a loro agio con i loro visi e i loro corpi?
Ma allora il make up?
Voi direte: e allora il trucco? Ragazze, mi permetto di dirvi la mia personale e assolutamente non condivisibile opinione. Il trucco è una cosa diversa. Il trucco si applica alla realtà del vostro viso, non è una cosa virtuale. È vero, può alterare sensibilmente i nostri lineamenti, sopratutto se è un make up professionale o realizzato come i trucchi di scena, ma in linea di massima si vede. È questa la differenza, secondo me. Se qualcuno ci incontra per la strada, non ci scambia con qualcun altro. Sotto al make up, ci siamo noi. L’immagine creata con il filtro è artificiale, non siamo noi, è qualcosa di virtuale.
Gli effetti dei filtri
Immagino abbiate già capito dove voglio andare a parare: a forza di vedere visi artefatti e perfetti, finiamo per pensare che il nostro sia imperfetto. A forza di vederci perfette nel telefono, finiamo per non vederci più “adeguate” allo specchio. Non so dove ho letto che ai chirurghi estetici sempre di più vengono portate immagini filtrate con la richiesta “mi faccia così” e questo sempre più spesso anche ad opera di ragazze giovani. Vogliono assomigliare ad un’immagine filtrata, non truccata. Non è un making up, un migliorare, un qualcosa che è stato fatto per prenderci cura di noi stesse, è un filtrare, quindi proprio un alterare.
Se io, ben dopo i 35 anni, ho sentito il rumore di quel vaso che cadeva, provate a immaginare il frastuono che può sentire una ragazzina adolescente che sta cominciando a fare i conti con l’idea di accettazione di sé, con la sua immagine allo specchio: so che è una frase forte, ma un filtro può distruggere l’autostima, o quanto meno lesionarla gravemente.
Un esercizio per voi
Quindi, questa settimana vi lascio con un esercizio: se usate i filtri nelle vostre stories… provate a farne a meno. Truccatevi, fate questo piccolo gesto di cura verso voi stesse, ma non alterate i vostri visi con i filtri, anche se vi promettono di regalarvi una “natural beauty”.
Fate pace con il vostro viso. Alle ragazze nell’Armadio di Angela lo ripeto costantemente: siete belle così come siete. Cominciate a crederci un po’ di più.
✨Breaking news: è nata la Con cosa lo metto Academy✨
Forse alcune di voi già lo sanno, per tutte le altre, ve lo racconto qui: è nata la Con cosa lo metto Academy!
La Con cosa lo metto Academy è una piattaforma in cui puoi trovare una serie di webinar per ognuno degli argomenti che vi interessano, legati alla consulenza d'immagine ma non solo: potete scegliere quello che volete, a seconda delle vostre esigenze! Ogni webinar è corredato da slides esplicative e fruibile sempre, su qualunque device (smatphone, tablet, computer) e in qualsiasi momento, quando sarete più comode!
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Eccovi il link se volete approfondire: Con cosa lo metto Academy
In più, domani alle 13 ve la spiegherò per bene durante una diretta Instagram, vi aspetto on line e spero di vedervi nella mia Academy!
E per finire, le rubrichette di un’Amore di Armadio
📚 Libri sul mio comodino (presi in biblioteca)
“Tutta la vita che vuoi”, di Enrico Galiano. Un altro momento di insight nelle teste dei nostri ragazzi.
“La bambina senza nome” di Carmen Mola: un rientro al mio gusto per i thriller/gialli. È il terzo romanzo di una serie (preso a caso in biblioteca). Credo che prenoterò anche i due precedenti!
“Un miglio al giorno” di Silvia Pillin: me l’ha passato mia figlia. È la storia di Kathrine Switzer, la prima maratoneta donna: se, come me, siete amanti della corsa (anche amatoriale), ve ne innamorerete. Se non siete sportive, leggetelo comunque: è un’inno al difendere i propri diritti e al non mollare!
🛍️ Acquisti della settimana
Complice un regalo di compleanno, ho acquistato un blush e un lucidalabbra, più una BB cream perché avevo finito la mia e al posto del blush usavo un vecchio rossetto (truccatrici non cadetemi tutte dalla sedia😆)
Ciao Angela,
oggi è domenica è domenica pomeriggio e...sono riuscita ad aprire il pc (mentre sorveglio la lavatrice hahaha)...
Lettura interessante che, come sempre, mi porta a riflettere...stavolta mi rifletto nel tuo articolo perchè anch'io, in un certo senso ho smesso... Si, ho smesso di tingermi i capelli. Non sono i miei capelli ma sono io ad essere io... Non so se mi spiego. Anche a me è caduto il vaso e si è rotto in tanti pezzi: perchè dovevo continuare a "molestarmi" sulla poltrona del mia (adorata) parrucchiera per nascondere i capelli bianchi?! Mi è nata proprio la frase "sono io, non i miei capelli"... E così già che c'ero, non ho più usato la piastra e lascio che siano i miei ricci a presentarsi :)