Dietro le quinte del mio abito da sposa
Un abito che non era un abito e che mi rappresenta al 100%... come dovrebbe essere per ciascuno dei nostri capi!
Dieci giorni fa mi sono sposata. Non amo i grandi clamori social, quindi ho risparmiato a chi mi segue la preparazione di qualsiasi aspetto delle nozze, dalla location, alle bomboniere, all’abito. Questo anche perché ho notato, e correggetemi se sbaglio, una vera e propria mercificazione perfino di questo evento così familiare e importante: dal catering al vestito è tutto un #supplied e un #adv e un #gifted. Ecco, non è il mio genere, ma torniamo a noi.
Dal momento che mi occupo di moda, in questa newsletter mi piacerebbe darvi un piccolo insight sul mio abito, non tanto per l’abito in sé, quanto più per quello che rappresenta, per me come credo per molte donne che hanno scelto un abito da sposa.
Il mio abito da sposa
Il mio abito era (tenetevi forte)… una camicia da notte! Avete letto bene. Ed è proprio per questo che aveva un significato speciale. L’ho sempre avuta nel mio cassetto, perché è uno dei capi che mia madre ha deciso di non vendere quando i miei genitori hanno chiuso il loro negozio più di 20 anni fa (hanno venduto lingerie di alta gamma per 30 anni). Quando è stato il momento, mi è subito venuta in mente e quando l’ho provata, sia mia madre che le mie figlie non hanno avuto dubbi: era lei il mio vestito!
La cosa migliore del mio abito è che era comodissimo, senza menzionare il fatto che l’ho poi lavato in lavatrice e che ha l’ingombro di un libro. Ho solo dovuto chiudere lo spacco e un pochino la scollatura sulla schiena, ma per il resto era perfetto così com’era. Sotto ho messo un reggiseno a fascia color nude e un pantaloncino nude contenitivo (il raso, ragazze, è impietoso!), l’unica cosa un po’ scomoda e che ho tolto prima della festa, perché ho messo, sotto l’abito, una sottoveste nude, altrimenti congelavo.
Dopo la cerimonia, ho aggiunto un blazer morbido, che so già che riutilizzerò, e ai piedi un paio di Mary Jane in glitter cipria (onesta: non vedevo l’ora di sposarmi per potermele mettere sempre!). Anche qui, a proposito di sostenibilità: nulla di quello che ho acquistato, a parte il pantaloncino, è destinato ad un singolo utilizzo. Niente diventerà inutile, e così è stato anche per mio marito e le mie figlie, che hanno sostituito il vestitino da cerimonia (che useranno al mare l’estate prossima) con un completo che utilizzeranno tutto l’inverno. Quindi, niente spese superflue.
Un abito che mi rappresenta
Perché vi racconto tutto questo? Perché credo che l’abito da sposa ci rappresenti molto.
Per inciso: sto facendo fare alle mie ragazze all’interno dell’Armadio di Angela un gioco in cui ciascuna pubblica il proprio abito e ci racconta cosa c’è di sé stessa in quella scelta… è una meraviglia!
In genere tutte le donne lo scelgono con estrema cura, ci sono addirittura figure dedicate all’aiuto per selezionare quello più adatto (tra cui la mia amica e collega Giovanna). L’abito è uno dei punti focali della festa, quindi si tende a dargli una grande importanza, che in effetti ha… ma perché non diamo la stessa importanza ai capi che ci mettiamo in tutti gli altri giorni dell’anno e della vita? Ok, facciamo un passo alla volta.
Un abito che parla di me
Il mio abito da sposa può piacere o no, può essere o meno considerata adatto, o abbastanza elegante, ma non è questo il punto: il punto è che mi rappresenta, mi fa sentire me stessa. Quell’abito sono io al 100%: comoda, ma elegante (almeno secondo quello che io considero elegante), libera di muovermi e di godermi la festa. Io vivo in Mary Jane, amo i blazer e integrarli nell’outfit di un giorno così importante è stata semplicemente una scelta naturale. Non volevo snaturarmi con addosso qualcosa che non sentissi mio. E questo dovrebbe funzionare con tutti gli abiti che indossiamo in ogni momento della nostra vita: dovremmo sentirceli al 100%, cosa che spesso invece non succede. Perché? Perché spessissimo gran parte di quello che abbiamo acquistato non risponde a questi criteri di aderenza con noi stesse e la nostra personalità: quello che ci mettiamo non ci fa sentire bene, non ci fa sentire noi stesse. In un mondo funestato dalla moda usa e getta, non perdiamo nemmeno più il tempo per pensare a quello che acquistiamo, compriamo e aggiungiamo al mucchio… e la nostra personalità si perde là in mezzo.
Un armadio che mi rappresenta
E qui arriviamo al punto a cui volevo portarvi: se doveste fare un parallelo tra il vostro armadio e la vostra personalità, trovereste corrispondenza tra i due? In altre parole: il vostro armadio racconta chi siete, chi siete state e chi volete essere? I vestiti che indossate, quando vi guardate allo specchi, vi fanno sentire voi stesse? Se la risposta è sì, vuol dire che negli anni siete state in grado di selezionare e utilizzare capi che erano stati progettati per durare e che, un po’ alla volta, hanno composto la voi di oggi, che è la base della voi di domani. Pur con qualche concessione ai trend del momento, la gran parte di quello che possedete si adatta e si riadatta a voi e alla vostra immagine, man mano che il tempo passa. Allo specchio, vi vedete bene e vi sentite bene e affrontate le vostre giornate con questa serena consapevolezza.
Che fare se non vi riconoscete in questa descrizione? Che fare se il rapporto con i vostri vestiti è conflittuale? Se gli abiti che indossate non vi fanno sentire a vostro agio, facendo cominciare le vostre giornate con il piede storto?
Nella scelta dei nostri abiti c’è una potentissima componente psicologica: gli abiti che indossiamo hanno il potere di farci sentire meglio e, per traslato, condizionano anche il modo in cui ci rapportiamo a chi abbiamo di fronte. Ci vediamo meglio, ci sentiamo meglio e più sicure di noi stesse e questo ha un impatto enorme sulla nostra vita. Pensate se tutto quello che il vostro armadio contiene vi permettesse di sentirvi così: non sarebbe un enorme salto di qualità nelle vostre giornate?
Credo che il come i nostri abiti ci facciano sentire sia un aspetto di cui si parla troppo poco, perché ci si limita semplicemente all’aspetto più superficiale: li vediamo, possiamo permetterceli (poco o tanto che costino), li compriamo ce li mettiamo.
E la settimana dopo, stessa trafila… una trafila che svuota un po’ di senso quello che indossiamo, perché smettiamo di dare valore ai nostri vestiti e alle emozioni che possono suscitare in noi.
Quello che sta sotto la superficie invece viene messo, erroneamente, in secondo piano, quando invece è proprio il nocciolo della questione, quello che, se capito afferrato nel modo giusto, sblocca completamente il rapporto che abbiamo con i nostri vestiti.
Ti vedi meglio e ti senti meglio e questo ha un impatto enorme sulla nostra quotidianità: mi piacerebbe parlarvene meglio meglio durante il webinar gratuito che ho organizzato per mercoledì 16 ottobre alle 21.
Se vi va di partecipare, trovate qui sotto il link per accedere:
Il webinar è del tutto gratuito e, se non riuscite a collegarvi quel giorno a quell’ora, potete tranquillamente rivedere con comodo la registrazione fino al 27 ottobre.
Spero vi faccia piacere partecipare e, ovviamente, potete passare parola condividendo questo post!
Alla prossima newsletter
Angela
L'abito ti rappresenta al 100%, semplice ma raffinato allo stesso tempo.
Il mio armadio invernale è tutto nero, è un colore che ho in palette (cool winter), mi facilita molto la vita, mi fa sentire a mio agio. Gioco molto con gli accessori: collane, stole o foulard ... non ho nessuna voglia di cambiare, vestirmi così mi fa stare bene, mi sento a mio agio. Quando oso qualcosa di diverso mi sento a disagio per tutto il giorno!
Congratulazioni Angela! Bellissimo il tuo abito e grazie per gli spunti di riflessione. Stefania